La donna che canta
Incendies
2010
Paesi
Canada, Francia
Generi
Drammatico, Guerra
Durata
139 min.
Formato
Colore
Regista
Denis Villeneuve
Attori
Lubna Azabal
Mélissa Désormeaux-Poulin
Maxim Gaudette
Mustafa Kamel
Hussein Sami
Dopo la morte della madre Nawal (Lubna Azabal), i gemelli Jeanne (Mélissa Désormeaux-Poulin) e Simon (Maxim Gaudette) vengono a sapere di avere un fratello e un padre a Beirut che non hanno mai conosciuto. La reazione dei due di fronte a tale scoperta si rileverà però ben diversa.
Il canadese Denis Villeneuve, arrivato al traguardo del quarto lungometraggio, spinge ulteriormente sul piede dell'acceleratore rispetto ai suoi film precedenti e costruisce un dramma potente e stilisticamente molto controllato, nel quale dà l'idea di saper bene come unire al meglio la levigatezza dell'impianto formale, costruito secondo una precisione tanto feroce quanto impeccabile, e squarci di tensione drammatica (a volte un po' enfatici). Un'opera che costruisce i suoi obiettivi in maniera netta e lineare e li mette a segno uno a uno, coniugando spessore autoriale e spaccato storico-sociale, incursioni profonde nella storia recente della Palestina e affresco umano a tutto tondo. Un paio di scene sono a dir poco memorabili, tra le quali svetta ovviamente la sequenza dell'incendio, cuore del film ed esempio perfetto della carica esplosiva di una pellicola che mette sullo stesso livello dimensione tragica e sfrontatezza della messa in scena, con una perizia mai stucchevoli o fini a se stesse, anche laddove le immagini si caricano di pathos in maniera sconsiderata. Anche l'inizio, però, sulle note dei Radiohead non si dimentica facilmente. Fotografia di André Turpin, musiche di Grégoire Hetzel. Candidato agli Oscar come miglior film straniero.
Il canadese Denis Villeneuve, arrivato al traguardo del quarto lungometraggio, spinge ulteriormente sul piede dell'acceleratore rispetto ai suoi film precedenti e costruisce un dramma potente e stilisticamente molto controllato, nel quale dà l'idea di saper bene come unire al meglio la levigatezza dell'impianto formale, costruito secondo una precisione tanto feroce quanto impeccabile, e squarci di tensione drammatica (a volte un po' enfatici). Un'opera che costruisce i suoi obiettivi in maniera netta e lineare e li mette a segno uno a uno, coniugando spessore autoriale e spaccato storico-sociale, incursioni profonde nella storia recente della Palestina e affresco umano a tutto tondo. Un paio di scene sono a dir poco memorabili, tra le quali svetta ovviamente la sequenza dell'incendio, cuore del film ed esempio perfetto della carica esplosiva di una pellicola che mette sullo stesso livello dimensione tragica e sfrontatezza della messa in scena, con una perizia mai stucchevoli o fini a se stesse, anche laddove le immagini si caricano di pathos in maniera sconsiderata. Anche l'inizio, però, sulle note dei Radiohead non si dimentica facilmente. Fotografia di André Turpin, musiche di Grégoire Hetzel. Candidato agli Oscar come miglior film straniero.
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