Enemy
Enemy
2013
Paesi
Canada, Spagna, Francia
Genere
Thriller
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
Denis Villeneuve
Attori
Jake Gyllenhaal
Mélanie Laurent
Sarah Gadon
Isabella Rossellini
Joshua Peace
Tim Post
Un professore divorziato, Adam (Jake Gyllenhaal), si chiude in se stesso, estraniandosi da tutto e da tutti. Un giorno, però, guardando un film raccomandatogli caldamente, scopre che una delle comparse gli somiglia in maniera impressionante: una inquietante e paranoica rivelazione che lo farà precipitare in una spirale di incertezza e pericolo.
A partire da un modello letterario non di poco conto, vale a dire il premio Nobel José Saramago e il suo romanzo L'uomo duplicato (2002), il regista canadese Denis Villeneuve firma un film che gioca in maniera fin troppo eloquente e sfacciata col sempiterno tema del doppio, declinandolo in forme suggestive e oblique, anche se a tratti poco originali e non troppo interessanti, sotto il profilo tanto psicologico quanto strettamente cinematografico. La sensazione del disagio interiore vissuto dal protagonista è però ben rappresentata e Villeneuve riesce a trasmetterla allo spettatore, ma rimane la sensazione di un gioco di prestigio che avrebbe meritato un approccio più saldo e rigoroso, seppur il coinvolgimento sia alto sino alla fine. Ed è proprio sul finale, questo sì decisamente inatteso, che si possono sviluppare una serie di interpretazioni attorno a un film un po' irrisolto ma ricco di suggestioni, in cui i collegamenti tra la figura femminile e l'aracnide passano addirittura dalla psicoanalisi: la sensazione è infatti quella che il gioco messo in campo, anche se a tratti un po' superficiale, sia soprattutto un tentativo di mettere in campo la paura di sentirsi costretti nelle morse di una famiglia e di una paternità non voluta, tanto da voler scappare (fisicamente e mentalmente) da quel luogo in maniera così viscerale da crearsi un proprio altro, a cui affidarsi completamente. Strepitosa interpretazione di Jake Gyllenhaal in uno dei ruoli più potenti della sua carriera.
A partire da un modello letterario non di poco conto, vale a dire il premio Nobel José Saramago e il suo romanzo L'uomo duplicato (2002), il regista canadese Denis Villeneuve firma un film che gioca in maniera fin troppo eloquente e sfacciata col sempiterno tema del doppio, declinandolo in forme suggestive e oblique, anche se a tratti poco originali e non troppo interessanti, sotto il profilo tanto psicologico quanto strettamente cinematografico. La sensazione del disagio interiore vissuto dal protagonista è però ben rappresentata e Villeneuve riesce a trasmetterla allo spettatore, ma rimane la sensazione di un gioco di prestigio che avrebbe meritato un approccio più saldo e rigoroso, seppur il coinvolgimento sia alto sino alla fine. Ed è proprio sul finale, questo sì decisamente inatteso, che si possono sviluppare una serie di interpretazioni attorno a un film un po' irrisolto ma ricco di suggestioni, in cui i collegamenti tra la figura femminile e l'aracnide passano addirittura dalla psicoanalisi: la sensazione è infatti quella che il gioco messo in campo, anche se a tratti un po' superficiale, sia soprattutto un tentativo di mettere in campo la paura di sentirsi costretti nelle morse di una famiglia e di una paternità non voluta, tanto da voler scappare (fisicamente e mentalmente) da quel luogo in maniera così viscerale da crearsi un proprio altro, a cui affidarsi completamente. Strepitosa interpretazione di Jake Gyllenhaal in uno dei ruoli più potenti della sua carriera.
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