Augusto Pinochet (Jaime Vadell) non è morto. È un vampiro che ora vive nascosto in una villa in rovina. Dopo duecentocinquanta anni di vita, decide di smettere di bere sangue e di abbandonare il privilegio della vita eterna. Non può più sopportare che il mondo lo ricordi come un ladro. A dispetto della natura deludente e opportunistica della sua famiglia, trova una nuova ispirazione per continuare a vivere una passione vitale e controrivoluzionaria attraverso una relazione inaspettata.
Arrivato al suo decimo lungometraggio, Pablo Larraín firma una pellicola che mette insieme numerose ossessioni della sua filmografia, dal ragionamento sulla dittatura (la trilogia composta da Tony Manero, Post mortem e No) al genere (anti)biografico (Neruda, Jackie, Spencer), unendole per descrivere la figura di Pinochet, qui nei panni di un vampiro come allegorica rappresentazione di quanto il male – e certi collegamenti col presente, ben rappresentati dalla sequenza conclusiva – non riesca mai a sparire del tutto. Oltre a essere un’intelligente satira profondamente grottesca, El conde però è anche un horror a tutti gli effetti, reso tale soprattutto dalla potentissima fotografia di Edward Lachman, capace con il suo bianco e nero di rendere l’intera operazione una sorta di perenne contrasto tra luci e tenebre, ben rappresentate visivamente e coerenti con il contesto narrativo. Se il prodotto arriva in maniera incisiva nel rendere simbolici importanti riflessioni storiche e politiche, non sempre altrettanto fluida è una sceneggiatura che rischia di perdersi nella seconda parte, a causa dei troppi personaggi in scena e di certe dinamiche eccessivamente caotiche che finiscono per rendere meno efficace il coinvolgimento generale. Spiazzante la rivelazione di chi sia la voce narrante che sentiamo fin dall’inizio, ma anche in questo caso coesa con una pellicola che è soprattutto un divertissement per mettere nuovamente in luce le ombre delle dittature del passato e dei fantasmi del futuro. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia dove ha vinto per la miglior sceneggiatura.