Tamura (Shin'ya Tsukamoto) è un soldato giapponese che passa gli ultimi giorni della Seconda guerra mondiale nelle Filippine insieme ai suoi compagni. Costretti a rifugiarsi nella giungla, gli uomini si danno al cannibalismo per non morire di fame, ma Tamura cercherà di non abbassarsi al loro livello. Ispirato a un romanzo di Shohei Ooka, è il primo film di genere bellico diretto da Shin'ya Tsukamoto. Il regista giapponese è rimasto però fedele alla propria idea di cinema e allo stile che ha caratterizzato le sue pellicole fin dai tempi di Tetsuo (1989): in primis, un montaggio frenetico e un sonoro invasivo. Fires on the Plain, fin dalle primissime battute, è una vera e propria esperienza di visione, un bombardamento sensoriale in cui lo spettatore vive sulla propria pelle gli spari, le fughe e le urla di chi si trova sul campo di battaglia. Coraggioso e imperfetto (troppe le ridondanze nella parte centrale), è un prodotto in cui Tsukamoto mette in scena tutte le sue ossessioni: dall'indagine sul lato oscuro degli esseri umani, collegata qui al tema della “follia della guerra”, fino alla carne marcescente che, in questo caso, diventa parte integrante della natura circostante. Niente di nuovo, forse, ma l'operazione colpisce e non lascia indifferenti. Tsukamoto è notevole anche come attore, nella parte del protagonista. Dallo stesso libro, Kon Ichikawa aveva tratto uno splendido lungometraggio, Fuochi nella pianura, uscito nel 1959.