Un gruppo di galeotti fugge dal carcere situato sull'Isola del diavolo. Tra loro vi è un personaggio piuttosto enigmatico (Ian Hunter) che pare conoscere il futuro e che sprona i malviventi a riflettere sulla loro esistenza e circa la moralità delle loro azioni. Il più intraprendente di tutti (Clark Gable) si innamora di una cameriera (Joan Crawford) che lo convincerà a redimersi e a scontare la pena prima di ricongiungersi a lei, esattamente secondo gli insegnamenti dell'uomo misterioso. Il prolifico e sapiente Frank Borzage è notoriamente un regista molto attento non solo all'interpretazione degli attori, da sempre coccolati ed esaltati come asse portate ed elemento cardine delle proprie regie, ma anche all'ambientazione delle sue storie. Nella pellicola in questione, lo sfondo sul quale si stagliano le figure dei personaggi è importantissimo poiché riesce a opprimere ulteriormente i protagonisti, alle prese non solo con una fuga verso la libertà ma anche con una redenzione individuale e spirituale che li porterà sempre più all'interno degli anfratti più profondi delle proprie anime, in un percorso di autocoscienza sfaccettato e immersivo. Però, fatta eccezione per questo spunto interessante e riuscito, il film pecca di diverse mancanze e cala alla distanza: una volta inserito il pilota automatico, Borzage smette di spingere sul pedale dell'acceleratore, riuscendo soltanto a consolidare una parte centrale che non va mai oltre il prevedibile, con tanto di finale buonista e retorico. L'isola del diavolo viene spesso ricordato poiché si tratta dell'ultimo degli otto film interpretati dalla coppia formata da Clark Gable e Joan Crawford, ma non per molto altro.