Philip Winter (Rüdiger Vogler), un tecnico del suono tedesci, giunge a Lisbona per incontrare l'amico Patrick, impegnato nelle riprese di un film. Mentre Patrick sembra svanito nel nulla, Philip trascorre le giornate esplorando la città e ricercandone la vera anima. Nato come un progetto su commissione, che avrebbe dovuto avere la forma di un documentario dedicato alla città di Lisbona, è un suggestivo viaggio nella capitale del Portogallo denso di amore per la settima arte. Centro propulsore del film è il personaggio di Philip Winter, fonico che nei suoni della città scopre l'essenza di un rinnovato senso della visione. Nella sua figura goffa e imbranata, memoria fisica del cinema muto, si concentra l'assunto poetico centrale della pellicola: il cinema non morirà, anche in una civiltà in cui le immagini hanno perso di significato, finché a farlo saranno occhi capaci di parlare al cuore e con il cuore. Contributo importante al tono della pellicola è dato dalla bellissima musica dei Madredeus che, con più brani acustici, scandiscono i tempi del racconto. Insieme alle note del Fado, Winter entra in contatto con l'identità portoghese anche attraverso le parole di Fernando Pessoa, incontrate nei libri dell'amico Patrick. Cameo per Manoel de Oliveira, altro importante tassello del patrimonio culturale portoghese, omaggiato dal cinefilo Wenders in una sequenza in bianco e nero di chapliniana memoria.