Howard Spence (Sam Shepard), attore di film western in crisi, fugge dal set durante le riprese di un film, tormentato da un passato di delusioni e abbandoni. Un agente assicurativo (Tim Roth) lo insegue, mentre da qualche parte oltre il confine lo attendono le persone della sua vita. A distanza di vent'anni da Paris, Texas (1984), Wenders torna a lavorare su una sceneggiatura di Sam Shepard, questa volta scegliendolo anche come protagonista assoluto per il suo film. Il risultato, pur non raggiungendo gli esiti dell'illustre precedente, è più che convincente. Molti dei tratti presenti nella pellicola Palma d'Oro a Cannes nel 1984 tornano a delinearsi, dal legame di paternità al viaggio come interlocuzione necessaria e momento di riappropriazione identitaria. Nel rintracciare la presenza fisica delle persone amate, Howard ricostruisce i frammenti della sua vita, e può tornare a recitare consapevole di avere anche lui una storia da raccontare. La presenza attoriale di Shepard dona al film il carisma di un'umanità partecipata e sofferta, mentre nel ruolo di comprimari sono da segnalare un'ottima Jessica Lange, per lungo tempo compagna di Shepard anche fuori dal set, e Tim Roth, unico personaggio estraneo a vincoli familiari e affettivi. Fin dai titoli di testa l'estetica dell'opera paga il suo tributo al grande western americano, ma la regia di Wenders non eccede in citazionismi e riesce a comunicare emozioni con sincerità autentica. Notevole anche l'apporto musicale, come sempre cruciale in Wenders, con le sonorità country di T-Bone Burnette.