Negli anni del boom economico la crescita urbanistica della città di Napoli è condizionata dalla speculazione edilizia. Nel consiglio comunale siede l'imprenditore Edoardo Nottola (Rod Steiger), che grazie a sotterranei giochi politici riesce a tutelare i suoi interessi. Anche dopo il tragico crollo di un edificio imputabile alla sua diretta responsabilità.
Esemplare momento nella grande stagione del cinema d'impegno, viene subito dopo il successo ottenuto da Rosi con Salvatore Giuliano (1962). Di quel film conserva il vigore e la tensione espressiva, ma si muove in una direzione diversa. Se il racconto della morte del bandito di Montelepre mirava a suggerire delle ipotesi, questo pessimista affresco sulle connessioni tra economia e politica getta lo spettatore difronte a schiaccianti evidenze. Sorretto da un indomito impeto di indignazione civile, Rosi ricostruisce l'insabbiamento di una inchiesta parlamentare in seno al consiglio comunale con rigore e precisione storica. Se l'aula del consiglio fu ricostruita negli studi di Cinecittà, i membri dell'assise furono reclutati dall'autentico panorama politico nella Napoli di Achille Lauro, a cominciare dal comunista di opposizione Carlo Fermariello. La dimensione documentaria trova il suo ideale completamento nell'interpretazione di Rod Steiger, perfetta incarnazione della becera, meschina, italica mentalità di un uomo chi si ritiene al di sopra della legge e dello Stato. Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia, sarà rievocato trenta anni dopo da Rosi nel documentario Diario napoletano (1992).