La giovane attrice Katie Mcgovern (Mary Steenburgen) viene condotta da un misterioso agente (Roddy McDowall) in una sperduta località di montagna per girare un provino. In una villa isolata e innevata la attende il produttore del film, uno psichiatra in pensione, il Dottor Joseph Lewis (Jan Rubes). Raffinato thriller di ambiente e di atmosfera, ispirato al film Mi chiamo Giulia Ross (1945) di Joseph H. Lewis, con stilettate di violenza grafica e sostenuto dall'elegante regia di Arthur Penn. È sicuramente il film migliore nell'ultimo periodo di Penn, a metà strada tra Hitchcock, De Palma e un b-movie della Hammer. Punto debole della pellicola è una sceneggiatura in qualche passaggio poco chiara e che, nel finale, spinge troppo sull'acceleratore dell'iperbole. Tuttavia, i tre interpreti principali lasciano il segno, con una menzione speciale per l'ottimo Roddy McDowall. Se il dottor Lewis incarna la perversa mente di una diabolica partita a scacchi a distanza, il personaggio di McDowall ne è il fedele braccio armato. Tra i due, il film lascia supporre qualcosa di più di una semplice intesa amicale, a tutto vantaggio di un disegno misogino che, sadicamente, utilizza le donne come pedine inconsapevoli di un gioco al massacro. Molto suggestive le location montane, trovate dal regista nella gelida provincia canadese dell'Ontario. Per una volta il titolo italiano, sebbene più esplicito e meno evocativo di quello originale, non è fuori luogo.