Gangster story
Bonnie and Clyde
1967
Paese
Usa
Generi
Gangster, Drammatico
Durata
111 min.
Formato
Colore
Regista
Arthur Penn
Attori
Warren Beatty
Faye Dunaway
Michael J. Pollard
Gene Hackman
Estelle Parsons
Denver Pyle
Gene Wilder
Bonnie Parker (Faye Dunaway) e Clyde Barrow (Warren Beatty), giovani e innamorati, rapinano banche tra Texas, Okhlahoma e Missouri negli anni della Grande Depressione. Braccati da un esercito di tutori della legge, periranno in un violentissimo scontro a fuoco, crivellati da 1167 proiettili.
Quinto lungometraggio di Arthur Penn, è considerato il film che ha inaugurato la stagione della New Hollywood, favorendo l'ascesa di una nuova generazione di cineasti ai vertici di un radicalmente rinnovato Studio System. Essenziale nella maturazione di questo storico passaggio fu l'influenza della Nouvelle Vague francese, e in particolare di autori come Godard e Truffaut. A entrambi era stata proposta dagli sceneggiatori David Newman e Robert Benton la regia del film, prima che Beatty dopo il loro rifiuto, nelle vesti di produttore, decidesse di affidarla a Penn, con cui aveva collaborato pochi anni prima per lo sfortunato Mickey One (1965). Arrivato quasi per caso alla regia del film che lo avrebbe consacrato come nuovo punto di riferimento del cinema americano, Penn apportò allo script, tratto dai veri fatti di cronaca della Banda Barrow, un taglio visivo vigoroso e aguzzo, di grande incisività e potenza. E accentuò la carica politica eversiva insita nei personaggi di Bonnie e Clyde, incarnazioni di una radicale opposizione al sistema capitalistico americano. Eccellente la combinazione di ogni contributo tecnico, dalla fotografia del veterano Burnet Guffey, premiata con l'Oscar, alle curatissime ricostruzioni d'epoca di Dean Tavoularis, fino alle interpretazioni di tutti gli attori, inclusi i magnifici comprimari Gene Hackman e Estelle Parson, vincitrice dell'Oscar come miglior attrice non protagonista. La celebre sequenza della sparatoria finale rimane ancora oggi una pietra miliare nella rappresentazione della violenza sul grande schermo.
Quinto lungometraggio di Arthur Penn, è considerato il film che ha inaugurato la stagione della New Hollywood, favorendo l'ascesa di una nuova generazione di cineasti ai vertici di un radicalmente rinnovato Studio System. Essenziale nella maturazione di questo storico passaggio fu l'influenza della Nouvelle Vague francese, e in particolare di autori come Godard e Truffaut. A entrambi era stata proposta dagli sceneggiatori David Newman e Robert Benton la regia del film, prima che Beatty dopo il loro rifiuto, nelle vesti di produttore, decidesse di affidarla a Penn, con cui aveva collaborato pochi anni prima per lo sfortunato Mickey One (1965). Arrivato quasi per caso alla regia del film che lo avrebbe consacrato come nuovo punto di riferimento del cinema americano, Penn apportò allo script, tratto dai veri fatti di cronaca della Banda Barrow, un taglio visivo vigoroso e aguzzo, di grande incisività e potenza. E accentuò la carica politica eversiva insita nei personaggi di Bonnie e Clyde, incarnazioni di una radicale opposizione al sistema capitalistico americano. Eccellente la combinazione di ogni contributo tecnico, dalla fotografia del veterano Burnet Guffey, premiata con l'Oscar, alle curatissime ricostruzioni d'epoca di Dean Tavoularis, fino alle interpretazioni di tutti gli attori, inclusi i magnifici comprimari Gene Hackman e Estelle Parson, vincitrice dell'Oscar come miglior attrice non protagonista. La celebre sequenza della sparatoria finale rimane ancora oggi una pietra miliare nella rappresentazione della violenza sul grande schermo.
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