Philadelphia
Philadelphia
1993
Paese
Usa
Genere
Drammatico
Durata
125 min.
Formato
Colore
Regista
Jonathan Demme
Attori
Tom Hanks
Denzel Washington
Jason Robards
Antonio Banderas
Roberta Maxwell
Buzz Kilman
Karen Finley
Mary Steenburgen
Joanne Woodward
Andrew Beckett (Tom Hanks), avvocato gay, viene licenziato dallo studio legale per il quale lavora: ufficialmente si tratterebbe di inefficienza, ma in realtà il vero motivo è che ha contratto l'AIDS. Un altro avvocato di colore (Denzel Washington), eterosessuale pieno di pregiudizi verso i gay, si occuperà della sua difesa.
Con un'ammirevole assenza di fronzoli, Jonathan Demme raccoglie una storia di sentitissimo impegno civile e la tramuta in un'arringa elegante e avvincente, contro il pregiudizio e la bieca ipocrisia delle istituzioni: un'opera sul dissolversi e la vanità dei preconcetti, in cui la parola è al servizio della cristallina moralità ideologica delle immagini e diventa perfino strumento di controllo e di un potere sano e non coercitivo, oltre che mezzo persuasivo guidato dalla rettezza delle intenzioni. Rispetto ai suoi standard, Demme concede molto di più all'impostazione classica del consueto film hollywoodiano con redenzione e buoni sentimenti (l'avvocato di colore che scioglie le sue diffidenze verso i gay), ma senza scadere nella melassa: più che un film retorico è un film sulla retorica, sulle sue armi e i suoi benefici, con dalla sua una tale limpidezza che l'ambiguità a ogni costo non sembra servirgli né appartenergli. Memorabile la scena in cui Hanks ascolta l'aria La mamma morta cantata da Maria Callas, tratta dall'Andrea Chénier (1896) di Umberto Giordano, unica lacerazione espressiva in un tessuto di inquadrature compostissime. Premi Oscar a Hanks e a Springsteen per la canzone Streets of Philadelphia.
Con un'ammirevole assenza di fronzoli, Jonathan Demme raccoglie una storia di sentitissimo impegno civile e la tramuta in un'arringa elegante e avvincente, contro il pregiudizio e la bieca ipocrisia delle istituzioni: un'opera sul dissolversi e la vanità dei preconcetti, in cui la parola è al servizio della cristallina moralità ideologica delle immagini e diventa perfino strumento di controllo e di un potere sano e non coercitivo, oltre che mezzo persuasivo guidato dalla rettezza delle intenzioni. Rispetto ai suoi standard, Demme concede molto di più all'impostazione classica del consueto film hollywoodiano con redenzione e buoni sentimenti (l'avvocato di colore che scioglie le sue diffidenze verso i gay), ma senza scadere nella melassa: più che un film retorico è un film sulla retorica, sulle sue armi e i suoi benefici, con dalla sua una tale limpidezza che l'ambiguità a ogni costo non sembra servirgli né appartenergli. Memorabile la scena in cui Hanks ascolta l'aria La mamma morta cantata da Maria Callas, tratta dall'Andrea Chénier (1896) di Umberto Giordano, unica lacerazione espressiva in un tessuto di inquadrature compostissime. Premi Oscar a Hanks e a Springsteen per la canzone Streets of Philadelphia.
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