Pickpocket
Pickpocket
1959
Mubi
Paese
Francia
Genere
Drammatico
Durata
75 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Robert Bresson
Attori
Martin LaSalle
Marika Green
Jean Pélégri
Dolly Scal
Pierre Leymarie
Kassagi
Pierre Etaix
Parigi. Lo scrittore Michel (Martin LaSalle) conduce una vita ai margini e, dopo aver acquisito dimestichezza grazie all'aiuto di un complice, diventa un esperto borseggiatore. Dopo la morte della madre (Dolly Scal), che vedeva di rado, stringe un rapporto sempre più intimo con Jeanne (Marika Green), ragazza con una difficile situazione familiare alle spalle. Ma un arcigno ispettore (Jean Pélégri) riesce a incastrare Michel mentre sta per compiere l'ennesimo furto.

Ispirandosi vagamente a Delitto e castigo (1866) di Fëdor Dostoevskij, Bresson prosegue nel suo straordinario cammino artistico, realizzando un ulteriore passo in avanti nella definizione di un rivoluzionario linguaggio cinematografico minimale, tre anni dopo il paradigmatico Un condannato a morte è fuggito (1956). Una parabola sul conseguimento della salvezza attraverso la sofferenza, privata di qualsiasi orpello formale o sovrastruttura verbale che si prefigge di essere un esempio di cinema ridotto ai suoi elementi essenziali. Attraverso la voce fuori campo del protagonista e l'iperbolica attenzione sui gesti, il regista francese contrappone la figura di Michel, intellettuale non credente che vive in un cosciente distacco dalla realtà rifiutando il giudizio di Dio e seguendo una vocazione materiale che lo porta e un'esistenza ridotta a meccanici rituali, a quella di Jeanne, giovane angelicata sottomessa a un volere divino che sembra riservarle solo dolore. Accomunati entrambi da una vita all'insegna della privazione, troveranno un punto di unione solo dopo un percorso di redenzione cristiana, immortalato in uno dei finali più clamorosi del cinema d'oltralpe. Memorabili le sequenze dei borseggi, in cui la perfezione del montaggio e della tecnica cinematografica immortala la manualità del protagonista come un surrogato dell'atto sessuale. Un modello di profondità di sguardo e capacità di astrazione, in cui il pessimismo di Bresson è ancora velato di candida poesia. Presentato in concorso al Festival di Berlino.
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