Luther Whitney (Clint Eastwood), esperto topo d'appartamento, assiste per caso all'omicidio di una donna in cui è coinvolto il presidente degli Stati Uniti (Gene Hackman). Diventerà un scomodo testimone da eliminare a tutti i costi.
Dal romanzo di David Baldacci adattato dal veterano William Goldman, Eastwood ha realizzato un thriller fanta-politico dove il confine tra giustizia e disonestà si fa labile. Il ladro diventa così colui che persegue la verità, mentre i più alti poteri del sistema americano sono rappresentati come corrotti, reticenti e persino criminali. Il plot è tutt'altro che inedito, ma Eastwood riesce a confezionargli intorno un discreto film di mestiere seppure non dotato di particolari guizzi. Tornano a lavorare insieme, cinque anni dopo Gli spietati (1992), Clint Eastwood e Gene Hackman, che veste i panni di un uomo politico sgradevole come raramente si è visto al cinema. Come in gran parte dell'opera eastwoodiana, il vero tema centrale è la paternità (qui esemplificato nel rapporto tra Luther/Eastwood e la figlia Kate/Laura Linney), sempre vissuta in modo conflittuale e doloroso.