Filippa (Bodil Kjer) e Martina (Vibeke Hastrup) sono figlie di un pastore che ha dedicato la sua vita ai bisognosi. Per amore del padre, rinunciano ai desideri di giovinezza e si buttano a capofitto nella beneficenza e nella vita spirituale. Un giorno bussa alla porta Babette (Stéphane Audran), una signora francese fuggita da Parigi per motivi politici. Le due sorelle la accolgono e lei, per sdebitarsi, prende servizio da loro e le aiuta con le attività a sostegno dei poveri. Una vincita alla lotteria sarà occasione per Babette per insegnare agli abitanti della comunità l'importanza di non trascurare i piaceri terreni. Tratto dall'omonimo racconto di Karen Blixen, Il pranzo di Babette è un film calibrato in ogni sua componente. La voce narrante mette lo spettatore nella condizione di sfogliare le pagine di una confessione intima, immergendolo nelle atmosfere di una piccola comunità senza tempo e senza luogo. I dialoghi, essenziali, centrano sempre il punto, mentre i silenzi hanno spesso un carico emotivo non indifferente. Il personaggio di Babette rappresenta il cambiamento, che smuove la dimensione austera e legata al sacrificio in cui vivono le protagoniste: è una parabola che parte dalla ricerca del piacere dello spirito per arrivare al piacere della carne, in un finale aperto alla joie de vivre. Il regista Gabriel Axel sorprende per la messa in scena asciutta e calibrata, con una macchina da presa sempre alla giusta distanza, e una fotografia, firmata Henning Kristiansen, che con le sue tinte tenui rende giustizia sia ai paesaggi danesi che ai volti carichi d'emozione di un cast in piena forma. Vincitore nel 1987 dell'Oscar per il miglior film straniero.