Due uomini (Leigh Whannell e Cary Elwes) riprendono conoscenza imprigionati in una stanza fatiscente, ignari del motivo per cui vi siano stati rinchiusi. Steso per terra accanto a loro, un cadavere: tutt'intorno, diversi indizi e la voce di un serial killer (Tobin Bell) che sta giocando con le loro vite. «Vivere o morire. Fai la tua scelta». Macabro e truculento horror diretto dal malese James Wan, Saw – L'enigmista è, insieme al ben meno incisivo Hostel (diretto nel 2005 da Eli Roth), colonna portante del filone torture porn che, a partire dagli anni 2000, ha iniziato a solleticare e insieme turbare gli sguardi del pubblico dedito alle (per una volta intelligenti) derive gore. Wan costruisce una vorticante giostra degli orrori, facendo leva sia su una strutturazione della trama non banale e ricca di colpi di scena, sia su una esplicitazione della violenza sotto forma di tortura e deturpazione dei corpi: membra squartate, dilaniate e scarnificate vengono servite in modo disturbante e allo stesso tempo affascinante. La fantasia con cui vengono costruite le differenti punizioni ai danni delle vittime ricorda (e non è poco) la perversione del killer di Seven, violento thriller di David Fincher datato 1995. La sottotrama "morale", pur abbozzata e apparentemente pretestuosa, non appare comunque eccessivamente fuori luogo. Partecipano alla mattanza Danny Glover (il detective David Tapp) e Cary Elves, sicuramente più spensierato in Robin Hood – Un uomo in calzamaglia (1993) di Mel Brooks. Scritto dal protagonista Leigh Whannell. Musiche di Charlie Clouser, fotografia di David A. Armstrong.