Hanni (Eva Mattes) e Franz (Harry Baer) si mettono insieme. Lui però finisce in carcere, guadagnandosi le furiose antipatie del padre di lei, Erwin (Jörg von Liebenfels). L'amore dei due, nonostante le ostilità, non accenna a scemare, e quando Franz esce dal carcere Hanni rimane addirittura incinta di lui. Gli chiede allora di uccidere il proprio genitore, ancora ostile al loro amore.
Rispetto al precedente Il mercante delle quattro stagioni (1971), in Selvaggina di passo si assiste a una degradazione ancor più consapevole del contesto sociale, che si traduce in un approccio all'amore e alle sue implicazioni fisiche, tanto spregiudicato quanto volutamente orientato alla rappresentazione della componente più abietta e immorale di un rapporto di coppia nato sotto una cattiva stella. Il soffermarsi su tale aspetto, però, frena un po' il film alla dimensione fatalistica, come in una tragedia greca fuori tempo massimo, in cui alla reticenza delle pulsioni più disdicevoli si è sostituita una loro sovraesposizione. Irrimediabilmente datato, e di sicuro tra le seconde linee della produzione fassbinderiana (su cui svetta Le lacrime amare di Petra von Kant del 1972), ma complessivamente senza infamia e senza lode.