Adam (Tom Hiddleston) e Eve (Tilda Swinton) sono vampiri. Lui vive a Detroit, lei a Tangeri. Sono amici di un altro celebre succhiasangue, che risponde addirittura al nome di Christopher Marlowe (John Hurt) e hanno attraversato indenni secoli di storia dell'umanità, preservando il loro amore nonostante la distanza e le rispettive occupazioni.
I vampiri jarmuschiani non potevano che essere esteti, colti, solitari, in rotta col mondo esterno e attaccatissimi ai loro ninnoli, siano essi preziosi manufatti, antiche opere letterarie o chitarre di pregevole fattura (le Gibson!). Il modo in cui Jarmusch ha dato loro concretezza ha in ogni caso del sorprendente: i personaggi di Hiddleston e della Swinton sono infatti gli ultimi depositari di cultura e verità rimasti sulla faccia del pianeta, delle creature distaccate e affascinanti, che osservano la distruzione intorno a loro con gli occhi velati dalla loro stessa superiorità. Il sapere, per i due, è l'unica e l'ultima àncora di salvezza, il solo appiglio per resistere in mezzo allo sfacelo moderno. Esattamente come Jarmusch, Adam e Eve non amano Hollywood e mantengono uno spirito e una vocazione rigorosamente off: fanno la spola tra due città fantasma quali Detroit e Tangeri, purché non sia Los Angeles, naturalmente. Quello che Jarmusch cuce loro addosso è un romanticismo tiepido e funereo, che sembra aver rinunciato ad articolarsi in forme verbali stantie, per concentrarsi piuttosto sulle atmosfere, sulle trovate citazioniste e ironiche (Shakespeare nel film è trattato in modo divertentissimo), e sull'esplorazione di spazi che sembrano carcasse abbandonate che ben si sposano con la malinconia esangue dei protagonisti. Solo gli amanti sopravvivono non è solo un meraviglioso film cool, ma anche una sconcertante analisi critica, in forma di parabola metaforica, sulla mortificazione della cultura nella società contemporanea, e sulla necessità di tornare ad alimentare con amore spassionato la memoria collettiva. Il controllo che Jarmusch ha sulla confezione estetica del film e sulla ricchezza dei suoi contenuti lascia semplicemente a bocca aperta, esercitando sullo spettatore un magnetismo languido davvero irresistibile. Ennesimo esempio della maestria cinematografica del regista, costellata di grandi film come Dead Man (1995), Ghost Dog – Il codice del samurai (1999) e Broken Flowers (2005). In Concorso al Festival di Cannes 2013.