Isaac (Ricardo Trêpa) lavora come fotografo dilettante e una notte viene chiamato con urgenza per fare il ritratto di Angelica (Pilar López de Ayala), giovane sposa morta subito dopo le nozze. Isaac rimane subito stupito dalla bellezza della ragazza, stupore che si trasforma in sgomento quando nel mirino della sua macchina fotografica vede la donna sorridergli. Da quel momento Angelica comincia ad apparirgli in sogno e cambia la sua vita. Riprendendo un vecchio progetto di circa cinquant'anni prima, il centoduenne Manoel de Oliveira costruisce un racconto fantastico con la brillantezza, lo spirito di inventiva e l'entusiasmo di un esordiente, abbandonandosi a uno stile libero e fervido. Una fuga dalla realtà che ha la dimensione di un sogno a occhi aperti che porta a costruire una realtà alternativa dove sono costanti lo stupore e il senso della meraviglia, come si percepisce dall'uso creativo degli effetti digitali e da una atmosfera costante di sospensione metafisica che accompagna tutta la narrazione. Come sempre, de Oliveira sa mostrare una ricchezza espressiva e un'eleganza nella costruzione visiva attraverso l'uso di pochi ed essenziali elementi: si veda in tal senso il modo sorprendente in cui le inquadrature fisse, tratto tipico del cinema del maestro portoghese, siano in grado di regalare una ricchezza immaginifica e una cura funzionale dei dettagli. Una sorprendente e toccante metafora sull'inevitabile scorrere del tempo e sulla straordinaria forza dell'immaginazione (incarnata dal mezzo fotografico e dalla sua più evidente evoluzione, ovvero il cinema) come antidoto alla morte e all'oblio. Presentato nella sezione Un Certain Regard a Cannes, il film non è mai arrivato nelle sale italiane, ma si è visto esclusivamente grazie alla trasmissione Fuori Orario.