Haiti, anni Settanta. Tre donne di mezza età (Charlotte Rampling, Karen Young, Louise Portal) sono sull'isola in cerca dei piaceri erotici che i giovani abitanti possono regalare loro. A nessuna sembra importare delle condizioni misere del popolo, schiacciato dalla dittatura di “Papà” Doc Duvalier. Partendo da tre racconti di Dany Laferriere, Laurent Cantet costruisce una narrazione che vuol essere fortemente politicizzata, come il resto del suo cinema, e aspramente critica verso un Occidente colonialista e superficiale, privo di scrupoli nello sfruttare a proprio piacimento la parte debole del mondo. Le tre donne che cercano di sfuggire alla paura della morte tra le braccia degli aitanti ragazzi haitiani non si fermano a pensare alle motivazioni reali che spingono gli stessi a ricercare la loro compagnia per non guastarsi il divertimento, né vogliono sapere cosa succede al di là delle bianche spiagge del resort. Un tema decisamente scottante che avrebbe forse meritato un'indagine più approfondita e meno frettolosa, senza perdersi in indugi tra le squallide dinamiche di rivalità interne al gruppo di signore. La Rampling è comunque brava e la sua performance efficace, ma se il sottotesto politico fosse stato portato maggiormente alla luce il risultato finale ne avrebbe certamente beneficiato. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, dove Ménothy Cesar ha ottenuto il Premio Marcello Mastroianni come miglior attore emergente.