Il sergente dei Marine Tom “Gunny” Highway (Clint Eastwood), soldato eccezionale ma con un brutto carattere, ha un ultimo incarico prima del congedo: trasformare un plotone di esploratori pigri e negligenti in perfette macchine da guerra. E cercare di riconquistare la riluttante ex moglie. 

Affresco dell'universo marziale a tutto tondo, venato di humour (i dialoghi di James Carabatsos sono pieni di battute taglienti e i momenti divertenti non mancano) ma, in fondo, convenzionale e denso di tutti gli stereotipi del caso, con personaggi spesso macchiettistici. Siamo lontani anni luce dall'apologo bellico di straordinaria lucidità che arriverà di lì a poco con Full Metal Jacket (1987) di Stanley Kubrick: per quanto Gunny sia sboccato e burbero quanto il sadico Hartman, il film è un ordinario racconto di iniziazione all'età adulta, dove la guerra appare come una necessità storica. Chi ha sempre considerato Eastwood un conservatore dall'impronta reazionaria, potrebbe così trovare qui una facile conferma. Ma, guardando all'ironia di fondo e all'ottusità strisciante dell'ambiente militare che circonda i protagonisti, sorge il dubbio: indisciplinato e dedito ai vizi, l'eroe incarnato da Eastwood è, in fin dei conti, un ribelle. Che Gunny sia in realtà un'opera sottilmente anti-militarista?