Mentre si trova da solo nella sua residenza di campagna, il professor Stephen (Dirk Bogarde) accorre, richiamato dal rumore, sul luogo di un incidente. Una coppia si è schiantata in auto: il ragazzo, William (Michael York), è morto sul colpo, mentre la sua compagna Anna (Jacqueline Sassard) viene soccorsa da Stephen, che la porta a casa con lui. La giovane si rivela essere la studentessa al centro della competizione amorosa che opponeva William a un altro docente universitario, Charley (Stanley Baker). Racconto circolare (si chiude con il fracasso di un altro incidente o forse dello stesso che apre il film) sceneggiato da Harold Pinter e messo in scena da Losey come un'allegoria sulla programmatica violenza della società nei confronti dell'individuo. Persino una tragedia quale la morte di un ragazzo è solo un “accidente” in un meccanismo spietato e disumano, che prosegue nonostante tutto sugli stessi binari. Proprio l'ineluttabilità degli eventi, e la scelta di raccontare in flashback gran parte della storia, rendono notevole il risultato finale, nonostante la cervellotica laboriosità della struttura narrativa. La famiglia borghese (e l'universo che la genera) non è più rifugio o valore, ma routine e patina rispettabile parallelamente alla quale si esercitano i soprusi più selvaggi con armi civilizzate. In questo senso è magistrale, ancorché un filo didascalica, la contrapposizione tra il rugby improvvisato nelle stanze dell'università e il susseguente doppio di tennis, dove con diversi mezzi vanno in scena conflitti equivalenti. Opera complessa e concettuale, che richiede un consistente impegno nella visione. Attori sopraffini e splendida fotografia di Gerry Fisher. Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes.