Durante la Seconda guerra mondiale, il mercantile Glencairn viaggia verso l'Inghilterra con un carico di esplosivi, trasportando marinai di svariate nazionalità, ormai sradicati da terra e spesso alle prese con rimpianti e ricordi passati. L'unico che ancora ha una casa cui tornare è lo svedese Ole Olsen (John Wayne). Da Drammi marini di Eugene O'Neill, John Ford ha tratto un affascinante quanto lugubre racconto corale in cui la nave (microcosmo ambulante come la diligenza di Ombre rosse, 1939), per quanto calata nelle immensità dell'oceano, si trasforma in spazio claustrofobico. La figura del marinaio diventa simbolo di un eterno peregrinare che coincide con una condizione di prigionia da cui è (quasi) impossibile fuggire. Persino l'umorismo da camerata tipico del regista, nonostante la presenza di tanti suoi affezionati caratteristi, è assente e lascia spazio a una narrazione sospesa tra la tragedia e il dramma psicologico. Ford disegna efficacemente i suoi personaggi schiacciati da un destino ineluttabile (la morte, la guerra o i fantasmi interiori) e accentua l'atmosfera fosca con una cura dell'immagine dal forte taglio espressionista.