Lo sbandato Freddie Quell (Joaquin Phoenix), reduce della Marina, incontra il carismatico Lancaster Dodd (Philip Seymour Hoffman), leader della Causa, una setta spirituale. Tra Freddie e Lancaster si viene a creare un forte legame, ma la moglie di Dodd, Peggy (Amy Adams), intuisce come l'ex marine, indisciplinato e violento, rappresenti un potenziale pericolo per la Causa e l'unità familiare.
Segnato da una lavorazione turbolenta e da numerosi rinvii, il sesto film di Paul Thomas Anderson è il ritratto di un'America ferita, a caccia di certezze e maestri da seguire. L'uomo americano, stretto tra gli orrori della Seconda guerra mondiale e l'imminente conflitto in Corea, si muove in cerca di qualcuno che possa guidarlo e aiutarlo a incanalare in maniera costruttiva forza e brutalità dettate dalla disperazione e da nervi a pezzi. «L'uomo non è un animale. Non facciamo parte del regno animale» è uno dei mantra ripetuti da Lancaster Dodd, quasi a esorcizzare la componente animalesca che in Freddie è evidente (fin dalla postura) e incontenibile (come la sua ossessione per il sesso). I parallelismi tra Dodd e il fondatore di Scientology, L. Ron Hubbard, sono evidenti ma meno centrali di quanto si possa pensare: Anderson, infatti, è interessato a riflettere sulla necessità ineludibile per ogni essere umano di trovare un modello da seguire e al contempo di ricoprire tale ruolo in rapporto a qualcun altro. Visivamente sontuoso (pensato e girato nel formato a 70 millimetri), un film complesso e sfaccettato, ai limiti dell'ermetismo, ostico ma non per questo meno affascinante e che richiede più di una visione per cogliere (o quanto meno provarci) tutte le sue molteplici sfumature e sensi reconditi. Non a caso rifiutato dal pubblico e dagli Oscar. Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman si sfidano in bravura, ma il risultato è un sostanziale pareggio nel segno dell'eccellenza. Ottima anche la prova di Amy Adams. Leone d'Argento per la miglior regia e Coppa Volpi per i due protagonisti alla Mostra di Venezia 2012.