Bologna, anni Trenta. Michele Casali (Silvio Orlando), professore in un liceo, tenta di spronare la figlia Giovanna (Alba Rohrwacher), goffa e psicologicamente fragile, a diventare più sicura ed estroversa, arrivando a favorire un suo allievo perché la corteggi. Le conseguenze del suo affetto morboso saranno devastanti.

Come in Una gita scolastica (1983), Pupi Avati torna a parlare di professori, studenti, problemi di gioventù e amori non corrisposti. Ma questa volta i toni sono decisamente più cupi: all'atmosfera lirica e sognante si sostituisce il nero di una vicenda quasi thriller, ambientata (in maniera intelligentemente funzionale) nell'Italia devastata dal fascismo. La sceneggiatura, scritta dallo stesso Avati con il fratello Antonio, tratteggia personaggi deboli e ambigui, impotenti e destinati alla sconfitta ma comunque visualizzati in un'ottica comprensiva, partecipe e compassionevole. Il lato oscuro della gioventù, destinata a essere contaminata da dolore e tragedia, e le miserie umane derivanti dal non volere vedere (e accettare) la realtà: analisi psicologica e metafora storica, sviscerate con coerenza ma lievemente compromesse da un finale incerto. In ogni caso, un film onesto e toccante, coronato da ottime interpretazioni: straordinario Silvio Orlando (premiato con la Coppa Volpi alla 65ª edizione della Mostra del cinema di Venezia), inaspettatamente incisivo Ezio Greggio (nel ruolo di Sergio Ghia). Francesca Neri è Delia Casali, Serena Grandi è Lella. Musiche di Riz Ortolani, fotografia di Pasquale Rachini.