Giorno dopo giorno, presso lo Yerkes Regional Primate Research Center, ad Atlanta, un gruppo di scienziati si impegna nello studio di esemplari di primati cresciuti in cattività sottoponendoli ad atroci esperimenti di laboratorio. Seguito ideale del suo film d'esordio (Titicut Follies del 1967), con Primate Frederick Wiseman riporta l'attenzione delle spettatore nelle dinamiche di un ospedale più assimilabile a una vera e propria prigione piuttosto che a un luogo di cura e di studio: là era la volta di pazienti psichiatrici, qua di esemplari costretti a una reclusione feroce e spietata. Insistendo con lo stile neutrale e cinico che da sempre caratterizza il suo operato, il regista realizza una pellicola sicuramente stimolante anche se meno incisiva rispetto ai suoi titoli precedenti. La denuncia proposta dall'autore infatti è fin troppo chiara ed evidente: chi è il vero animale, l'uomo o il primate? Continuando a dimostrare come l'arma migliore sia la semplice immagine catturata sul fatto senza l'impiego di alcun vezzo decorativo (il regista non usa la voce di commento e nemmeno un montaggio accattivante), Wiseman costruisce un film riuscito, dosato intelligentemente nel minutaggio e capace di toccare le corde di tutti senza mai scendere a compromessi con il pubblico.