Ad Austin, in Texas, l'ex pugile Richard Lord gestisce una palestra di pugilato pronta ad accogliere tutti i giovani talenti che sognano la gloria del ring. Dopo aver analizzato le delicate sagome dei ballerini e la perfezione estrema del corpo umano in La danse (2009), Frederick Wiseman sembra sentire la necessità di dedicarsi a una disciplina che è completamente agli antipodi rispetto al mondo del balletto: il pugilato. Sudore e fatica rimangono le costanti che accomunano le due sfere, ma ora la vera padrona non è la grazia, bensì la violenza. Boxing Gym è un documentario totalmente calato nel mondo della boxe, in cui sangue e dolore sono conseguenze inevitabili ma necessarie per vivere al meglio questo sport. Il merito del pugilato sembra quello di riuscire, per qualche minuto, ad accomunare tutti gli uomini su uno stesso piano: quello della forza bruta. Sul ring, infatti, non vigono regole sociali, divisioni di razza, di etnia o piramidi manageriali. La palestra è un luogo di amicizia e sincerità in cui, per tutta la durata di un allenamento, le persone possono dimenticarsi della loro vita e sfogarsi contro un sacco, scaricare lo stress e lasciare i problemi fuori dalla porta. Una sorta di ritorno alle regole di uguaglianza primitive, dove il più forte aveva la meglio. Senza ambizioni di critica sociale, rimane un documentario appassionante e riuscito, capace di immergere lo spettatore in un mondo crudo, schietto ma profondamente umano.