New York, 1925. Rachel Schpitendavel (Britt Ekland), in fuga da una comunità Amish della Pennsylvania e desiderosa di cimentarsi nel ballo, finisce in un locale burlesque gestito da Billy Minsky (Elliott Gould). Attirerà le attenzioni dello scafato Raymond Paine (Jason Robards) e del timido Chick Williams (Norman Wisdom), ma il padre Jacob (Harry Andrews) è sulle sue tracce. William Friedkin adatta per il grande schermo il romanzo di Rowland Barber e mette in scena un tenero elogio dello sguaiato e roboante burlesque (simbolo di un più ampio showbusiness), contrapponendolo ai rigidi precetti cattolici (metaforizzati dal burbero e caricaturale Jacob, padre di Rachel). Buona padronanza tecnica (il montaggio frenetico alterna sapientemente materiale di repertorio a una serie quasi schizofrenica di numeri musicali, primi e primissimi piani), ma la sceneggiatura (firmata da Arnold Schulman, Sidney Michaels e Norman Lear) manca di coerenza narrativa e non riesce a coniugare forma e struttura. Il risultato è un divertissement piacevole, ma confuso e inconsistente. Gli interpreti, comunque, sono in gran forma (da manuale le performances di Jason Robards e Norman Wisdom) e alcuni momenti si rivelano esilaranti (Rachel che aspetta un segno divino per concedersi a Paine). Notevole la sequenza dello strip finale, con una Ekland impacciata ma molto sexy. Ironica didascalia iniziale («Nel 1925 ci fu una ragazza devota che per caso inventò lo spogliarello. Una ragazza molto devota. Nel 1925»). Fotografia di Andrew Laszlo.