L'equilibrio di coppia di Michael (Michael König) e Hanna (Hanna Schygulla) è frantumato da un vecchio desiderio di lui che torna con prepotenza alla ribalta: recarsi in Perù per mettere le mani su un tesoro molto prezioso e mitico. Un proposito che esaspererà le nevrosi e le insoddisfazioni della coppia, aprendo a scenari tragici.
Girato per la tv, Rio das mortes è un film fiacco, debole e pretenzioso, che imprigiona l'erotismo dentro camere e appartamenti senza mai trarne né elettrizzante vigore né autentica claustrofobia. È un'opera percorsa sottilmente dal denaro (si parla in continuazione di ettari, di capitali) ma che da quest'ossessione non riesce a farsi animare in profondità, limitandosi ad affrontare all'acqua di rose temi scontati come il contrasto tra le ambizioni piccolo borghesi, prevedibili, matriarcali e rassicuranti, e certi sogni indomiti ed esotici. Uno dei Fassbinder più inutili e irritanti, che raggiunge l'apice negativo con un piano-sequenza di dieci minuti tutto parlato e del tutto accessorio e fastidioso. Dopo Il viaggio a Niklashausen, un'altra brutta prova del regista de Le lacrime amare di Petra von Kant (1972) e Veronika Voss (1982). Fassbinder, che non di rado amava prestarsi in camei estemporanei, balla in un bar.