Nella periferia di Rotterdam, i giovani appassionati di motocross Rien (Hans van Tongeren), Eef (Toon Agterberg) e Hans (Maarten Spanjer) passano le giornate tra bevute e gare motociclistiche. Entreranno in competizione per conquistare la bella e risoluta Fientje (Renée Soutendijk), che gestisce un chiosco ambulante.
Ancora radicato alla sua terra di origine, prima di approdare a Hollywood verso la metà degli anni '80, Verhoeven continua a perseguire un'idea di cinema viscerale contrassegnato da crudo realismo e incursioni nel grottesco. Attraverso uno sguardo esplicito ma non privo di ironia in termini di rappresentazione del sesso (con seni in abbondanza e nudi integrali maschili), il regista olandese ritrae un mondo giovanile non più idealista ma nemmeno proiettato verso una completa emancipazione, malinconico ma aggressivo, cinico ma profondamente fragile. Un apologo all'insegna del degrado, dalle tinte accese tra il pop e il crudo realismo, figlio di quell'amarezza messa in scena (con ben altro spessore) da La febbre del sabato sera (1977), omaggiato in una bella sequenza in discoteca. Il carrozzone del motocross diventa microcosmo giovanile senza appigli né certezze, destinato a fare i conti con le proprie debolezze spesso quando ormai è troppo tardi. La lucidità spesso lascia il posto all'impeto poco controllato, ma c'è del buono. Rutger Hauer, sul trampolino di lancio, interpreta il pilota Gerrit Witkamp. Bravissima la Soutendijk, protagonista attiva e dominante. Verhoeven cita se stesso inserendo Fiore di carne (1973) in uno scambio di battute durante un amplesso simulato. Ottima fotografia di Jost Vacano.