Clara Stuart (Gaby Morlay), attrice sulla cresta dell'onda, viene assalita e ferita dall'anarchico Philippe Lutcher (Charles Boyer). L'atto non resta impunito e l'uomo finisce in galera. Quando ne esce, qualche mese dopo, si imbatte nuovamente nella sua vittima mancata: l'amore cambierà ogni cosa. Dalla pièce teatrale di Henri Bernstein, un melodramma diretto da Marcel L'Herbier, anche sceneggiatore con Michel Duran (collaboratore ai dialoghi). Lo sviluppo, articolato in maniera anomala, mira a distanziarsi da cliché e retorica spicciola, sabotando sottilmente le regole del genere per tratteggiare le contraddizioni dello show business (Lutcher che identifica in Clara il fulcro di ogni possibile male sociale), oltre alle consuete e logoranti sofferenze sentimentali. Il risultato è altalenante e non sempre coerente, ma ciò che colpisce nel segno è l'impianto visivo, strutturato dalla prospettiva registica con un mirabile gusto avanguardista: notevoli e funzionalmente eccessive le scenografie di Guy de Gastyne, che tendono a saturare gli spazi e a creare un dinamismo tipico dell'avanguardia francese. Cast in stato di grazia: ottimo Charles Boyer, straordinaria la performance di Michel Simon (nel ruolo di Noël Malpiaz), che avrebbe lavorato ancora con L'Herbier in Ecco la felicità (1940). Notevole il bianco e nero di Harry Stradling Sr.