Siamo ormai giunti agli sgoccioli e l’ottava giornata, la terzultima del FESCAAAL 33, segna la chiusura del programma principale, con gli ultimi due film del concorso lungometraggi Finestre sul Mondo proiettati alla Cineteca Arlecchino alla presenza dei rispettivi registi.
Some Rain Must Fall. Anche “Some Rain Must Fall” arriva dalla sezione Encounters della Berlinale di quest’anno, dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria. Diretto dal regista cinese Qiu Yang, è un’opera prima che racconta di una casalinga quarantacinquenne, Cai, che ha perso la cognizione di chi è e di chi vuole essere. Durante una delle partite di basket della figlia, ferisce inavvertitamente una donna anziana. Questo evento, apparentemente banale, fa da catalizzatore della sua perdita di controllo. Così, mentre riaffiorano eventi del passato, il suo futuro si fa sempre più incerto. Come nel caso di “Demba”, anche “Some Rain Must Fall” ha un approccio narrativo minimalista e osservativo, un character study sulla tristezza e sul male di vivere con una costruzione formale di buon livello. Ma, dove “Demba” riesce a catturare l’attenzione e coinvolgere emotivamente grazie ad un lavoro sull’atmosfera e sul tono che rendono il film ipnotico, “Some Rain Must Fall” cade nelle tipiche trappole di cui sono vittima fin troppi “film da festival”. Poco originale, poco interessante e con decisamente troppo poco da dire e che non sia già stato detto prima e meglio in tanti altri film.
Demba. L’opera seconda del regista senegalese Mamadou Dia arriva al FESCAAAL dopo il passaggio alla Berlinale 2024 nella sezione Encounters. Il film segue Demba, un uomo che sta per andare in pensione dopo 30 anni di servizio nel municipio della sua piccola città natale nel nord del Senegal. Durante questa calda estate, mentre si avvicina il secondo anniversario della morte della moglie, Demba si rende conto di non riuscire a “scrollarsi di dosso” la sua scomparsa. Ma mentre la sua salute mentale si deteriora, scopre un nuovo legame con il figlio, con un aveva perso da tempo i contatti. Il film, tramite il personaggio di Demba, esplora la tensione tra lutto e guarigione, appartenenza ed estraneità, salute mentale e disturbo psichiatrico. La sua ispirazione nasce da una domanda: come può, una società che non ha una parola per definire la “depressione”, affrontare il problema? Il film Mamadou Dia si muove attraverso un ritmo languido e ipnotico che assorbe lo spettatore dal primo momento e da cui è difficile liberarsi, anche a visione terminata. Grazie ad una performance di Ben Mahmoud Mbow straordinaria, “Demba” si rileva un film profondamente intimo e sentito, volutamente ambiguo nelle scelte narrative ma che funziona egregiamente a livello emotivo.
Domani è il grande giorno della cerimonia di premiazione, in programma all’Auditorium San Fedele alle 20:30, a cui seguirà la proiezione del film “Until Tomorrow” diretto da Ali Asgari. Qualche ora prima, invece, si terrà la masterclass del presidente di giuria Lav Diaz al cinema Godard di Fondazione Prada. Appuntamento a domani con il racconto della nona giornata e dei premi!
A cura di Simone Riccardi
Some Rain Must Fall. Anche “Some Rain Must Fall” arriva dalla sezione Encounters della Berlinale di quest’anno, dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria. Diretto dal regista cinese Qiu Yang, è un’opera prima che racconta di una casalinga quarantacinquenne, Cai, che ha perso la cognizione di chi è e di chi vuole essere. Durante una delle partite di basket della figlia, ferisce inavvertitamente una donna anziana. Questo evento, apparentemente banale, fa da catalizzatore della sua perdita di controllo. Così, mentre riaffiorano eventi del passato, il suo futuro si fa sempre più incerto. Come nel caso di “Demba”, anche “Some Rain Must Fall” ha un approccio narrativo minimalista e osservativo, un character study sulla tristezza e sul male di vivere con una costruzione formale di buon livello. Ma, dove “Demba” riesce a catturare l’attenzione e coinvolgere emotivamente grazie ad un lavoro sull’atmosfera e sul tono che rendono il film ipnotico, “Some Rain Must Fall” cade nelle tipiche trappole di cui sono vittima fin troppi “film da festival”. Poco originale, poco interessante e con decisamente troppo poco da dire e che non sia già stato detto prima e meglio in tanti altri film.
Demba. L’opera seconda del regista senegalese Mamadou Dia arriva al FESCAAAL dopo il passaggio alla Berlinale 2024 nella sezione Encounters. Il film segue Demba, un uomo che sta per andare in pensione dopo 30 anni di servizio nel municipio della sua piccola città natale nel nord del Senegal. Durante questa calda estate, mentre si avvicina il secondo anniversario della morte della moglie, Demba si rende conto di non riuscire a “scrollarsi di dosso” la sua scomparsa. Ma mentre la sua salute mentale si deteriora, scopre un nuovo legame con il figlio, con un aveva perso da tempo i contatti. Il film, tramite il personaggio di Demba, esplora la tensione tra lutto e guarigione, appartenenza ed estraneità, salute mentale e disturbo psichiatrico. La sua ispirazione nasce da una domanda: come può, una società che non ha una parola per definire la “depressione”, affrontare il problema? Il film Mamadou Dia si muove attraverso un ritmo languido e ipnotico che assorbe lo spettatore dal primo momento e da cui è difficile liberarsi, anche a visione terminata. Grazie ad una performance di Ben Mahmoud Mbow straordinaria, “Demba” si rileva un film profondamente intimo e sentito, volutamente ambiguo nelle scelte narrative ma che funziona egregiamente a livello emotivo.
Domani è il grande giorno della cerimonia di premiazione, in programma all’Auditorium San Fedele alle 20:30, a cui seguirà la proiezione del film “Until Tomorrow” diretto da Ali Asgari. Qualche ora prima, invece, si terrà la masterclass del presidente di giuria Lav Diaz al cinema Godard di Fondazione Prada. Appuntamento a domani con il racconto della nona giornata e dei premi!
A cura di Simone Riccardi