Durante l'occupazione nazista, in un piccolo paese della Francia, l'atea e comunista Barny (Emmanuelle Riva), vedova di un ebreo, stringe amicizia con il parroco locale, Lèon Morin (Jean-Paul Belmondo). Il rapporto tra i due è scandito da lunghe chiacchierate a livello teologico e non solo. Barny inizia a provare affetto per Lèon, tanto da convincersi di essersi innamorata del prete ed essere pronta a convertirsi al cristianesimo. Un melò bellico cui Melville riesce a dare la dimensione di uno scontro psicologico tutto giocato sulle ambiguità e i non detti, sulle contraddizioni tra sentimento e ragione, tra istinto e raziocinio. La reciproca attrazione che lega Barny e Lèon è intellettuale prima ancora che carnale, vettore di una fascinazione verso un altro da sé solo superficialmente apparente: la donna e il prete, infatti, pur avendo idee diametralmente opposte sulla religione, condividono un senso di disagio esistenziale, una tendenza a reprimere le proprie pulsioni, più attenti al lato teorico che non a quello pratico della vita di tutti i giorni. Il dramma di Melville, quindi, colpisce prima la testa che il cuore, può sembrare cervellotico e freddo, ma denota un calore umano e una sincera amarezza malinconica, trattenute ma non per questo meno potenti e toccanti. Jean-Paul Belmondo è bravissimo e sorprendente in un ruolo decisamente insolito, ma Emmanuelle Riva non è da meno per intensità e sensualità. Adattamento firmato dallo stesso Melville dell'omonimo romanzo di Béatrix Beck. Il film costituisce con Il silenzio del mare (1949) e L'armata degli eroi (1969) un'ideale trilogia sulla resistenza francese, esperienza che Melville visse in prima persona arruolandosi nel 1940. Il futuro regista Volker Schlöndorff, aiuto regia in questa occasione, compare in un cameo come sentinella armata.