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20 film che non hanno vinto la Palma d'oro a Cannes (e l'avrebbero meritato)

Non sempre le giurie dei festival sono concordi sui verdetti dei premi da assegnare, soprattutto, com'è facile immaginare, sui riconoscimenti principali. Nella storia del Festival di Cannes solo 19 volte la giuria è stata d'accordo sul premio più ambito, che si chiamasse Grand Prix du Festival International du Film o, come in pianta stabile dal 1975 a oggi, più semplicemente Palma d'oro

Di seguito ripercorriamo quelli che a nostro avviso, lungo tutta la storia del festival, sono i film che avrebbero maggiormente meritato di vincere Cannes e che invece non ce l'hanno fatta, venendo in alcuni casi snobbati colpevolmente o dovendosi accontentare di altre caselle del palmarès.


1. EVA CONTRO EVA (Joseph L. Mankiewicz, 1951)

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Nella quarta edizione del Festival di Cannes, la prima a tenersi in primavera dopo la collocazione autunnale delle prime tre (evitando così la concorrenza della Mostra del Cinema di Venezia), la giuria presieduta dallo scrittore francese André Maurois ha assegnato il Grand Prix per il miglior film ex aequo a Miracolo a Milano di Vittorio De Sica e La notte del piacere di Alf Sjöberg.  Nessuno scandalo, se non fosse che quell'anno in Concorso c'era uno dei nostri film a 4 stelle, Eva contro Eva, che in compenso portò a casa il premio speciale della giuria e quello alla miglior interpretazione femminile per Bette Davis.


2. UMBERTO D. (Vittorio De Sica, 1952)


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Nel 1952 la giuria guidata dallo scrittore francese Maurice Genevoix assegnò l'allora Grand Prix per il miglior film ex aequo a Due soldi di speranza di Renato Castellani e Otello di Orson Welles. Entrambi due film decisamente meritevoli, anche se l'assenza dal palmarès del grande escluso di quell'edizione, un certo film di nome Umberto D. e diretto da Vittorio De Sica, grida ancora vendetta.


3. IL SETTIMO SIGILLO (Ingmar Bergman, 1957)

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Nel 1957, decima edizione del Festival, la giuria capitanata dallo scrittore francese André Maurois assegnò la Palma d'oro a La legge del signore di William Wyler, western diretto da un regista tutt'altro che trascurabile ma complessivamente dimenticabile. Specie considerando che quell'anno in Concorso a Cannes c'era Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, cupo e indimenticabile capolavoro spirituale del grande regista svedese, Prix spécial du Jury ex aequo con I dannati di Varsavia di di Andrzej Wajda. Senza contare che quell'anno, in concorso, c'era anche Un condannato a morte è fuggito di Robert Bresson, premiato alla regia. 


4. I QUATTROCENTO COLPI (François Truffaut, 1959)


I 400 colpi - Film (1959)



Nel maggio del 1959 la giuria con a capo lo scrittore francese Marcel Achard ha assegnato la Palma d'oro per il miglior film a Orfeo negro di Marcel Camus, rivisitazione moderna del mito di Orfeo ed Euridice. Fu così che l'esordio più significativo della storia del cinema francese (e forse mondiale), I quattrocento colpi di François Truffaut, dovette accontentarsi del premio per la miglior regia, per non parlare della proiezione a margine, in una saletta del festival, di Fino all'ultimo respiro di Jean-Luc Godard, altro esordio chiave della Nouvelle Vague.


5. LA GRANDE ABBUFFATA (Marco Ferreri, 1973)

La grande abbuffata - La recensione - LaScimmiaPensa.com



Era Ingrid Bergman a presiedere la giuria di Cannes 1973, durante la 26esima edizione del Festival. La giuria presieduta dall'attrice svedese assegnò il Grand Prix per il miglior film ex aequo a Un uomo da affittare di Alan Bridges e Lo spaventapasseri di Jerry Schatzberg, regista piuttosto sottovalutato (e a torto) nell'economia della New Hollywood. Ma il vero capolavoro di quell'edizione, La grande abbuffata di Marco Ferreri, segnò l'annata in maniera indelebile scandalizzando il pubblico e anche la stampa, cosa che però non gli impedì di vincere il premio FIPRESCI, assegnato dai giornalisti, ex aequo con l'altro film controverso e memorabile della Cannes del '76, La mamain et la putain di Jean Eustache. Ferreri, probabilmente, avrebbe meritato la Palma anche nel 1969 con Dillinger è morto, ma in quell'anno la giuria guidata da Luchino Visconti gli preferì Se... di Lindsay Anderson, manifesto del Free cinema inglese sintonizzato in presa diretta sulle ansie giovanili dell'epoca.


6. I CANCELLI DEL CIELO (Michael Cimino, 1980)

I cancelli del cielo - Film (1980) - MYmovies.it



I cancelli del cielo
passò al Festival di Cannes del 1981, qualche mese dopo essere già stato demolito dai critici americani. La giuria di Cannes di quell'anno, il cui presidente di giuria era il regista francese Jacques Deray, perse però l'occasione di risarcire il fluviale, maledetto e auto-lesionista film di Michael Cimino, preferendo, a uno dei capolavori più fallimentari e fuori tempo massimo della storia del cinema, L'uomo di ferro di Andrzej Wajda. Il film che decretò il fallimento della United Artists e compromise per sempre la carriera di Cimino arrivò sulla Croisette già prostrato, e non ottenne alcun riconoscimento uscendone a mani vuote.

7. SACRIFICIO (Andrej Tarkovskij, 1986)

Sacrificio" di Andrej Tarkovskij - Recensione - Critical Eye



Una delle Palme d'oro più contestate della storia del Festival di Cannes è quella assegnata nel 1986 dalla giuria presieduta da Sidney Pollack e destinata a Mission di Roland Joffé. In tanti si indignarono per la mancata Palma d'oro al film-testamento Sacrificio di Andrej Tarkovskij, riconoscimento che avrebbe coronato la carriera del grande regista sovietico (già gravemente malato, Tarkovskij morì il 29 dicembre di quello stesso anno). Sacrificio vinse un premio al contributo artistico, il premio FIPRESCI e il premio della giuria ecumenica e quell'anno, in concorso, c'erano anche Daunbailò di Jim Jarmusch e Fuori orario di Martin Scorsese, premiato alla regia. 


8. FA' LA COSA GIUSTA (Spike Lee, 1989)

Fa' la cosa giusta - Film (1989) - MYmovies.it



Al Festival di Cannes del 1989 la giuria presieduta dal regista tedesco Wim Wenders tributò la Palma d'oro per il miglior film a Sesso, bugie e videotape di Steven Soderbergh, che insieme a Pulp Fiction di cinque anni dopo viene ricordata come una delle Palme più rivoluzionarie della storia del Festival e contribuì a sdoganare il cinema indipendente americano presso i circuiti festivalieri europei. Wenders e soci snobbarono però completamente Fa' la cosa giusta di Spike Lee, chiave di volta della sua carriera e lungometraggio non meno importante firmato dal regista afroamericano, che se la prese moltissimo e dichiarò alla stampa: «A casa ho una mazza da baseball, e sopra c'è scritto il nome di Wim Wenders».


9. I PROTAGONISTI (Robert Altman, 1992)


I protagonisti (1992) scheda film - Stardust



Anno particolarmente caotico il 1992 per il Festival di Cannes: la giuria presieduta dall'attore francese Gérard Depardieu ha assegnato la Palma d'oro per il miglior film a Con le migliori intenzioni di Bille August, invece che a Casa Howard di James Ivory e soprattutto a I protagonisti di Robert Altman. Ivory si portò a casa il premio del 45esimo anniversario e Altman si consolò con due premi, la regia e la miglior interpretazione maschile a Tim Robbins: comunque troppo poco per uno dei maggiori capisaldi della filmografia del maestro americano. August, in compenso, con Ingmar Bergman alla sceneggiatura, vinse di nuovo la Palma d'oro a distanza di soli quattro anni da Pelle alla conquista del mondo (il suo bis rimane una delle "macchie" più vistose della storia del festival). 


10. IN THE MOOD FOR LOVE (Wong Kar-wai, 2000)


In the Mood for Love - Film (2000)



Nel 2000 giuria presieduta dal regista francese Luc Besson assegnò la Palma d'oro per il miglior film a Dancer in the Dark di Lars von Trier: sicuramente uno dei film più significativi del suo regista, ma in concorso quell'anno c'era il mélo spartiacque del nuovo millennio In the Mood for Love di Wong Kar-Wai, che dovette accontentarsi del Prix d'interprétation masculine a Tony Leug Chiu-Wai e del Grand Prix tecnico andato, tra gli altri, al direttore della fotografia Christopher Doyle.


11. MULHOLLAND DRIVE (David Lynch, 2001)

Mulholland Drive: David Lynch e il capolavoro del XXI secolo ...



Celeberrima dalle nostre parti l'edizione 2001 del Festival di Cannes, che riportò in Italia la Palma d'oro grazie a La stanza del figlio di Nanni Moretti, premiato a ventitré anni di distanza da L'albero degli zoccoli di Ermanno Olmi (in giuria in quell'occasione curiosamente c'era già, sotto l'egida di Alan J. Pakula, Liv Ullmann, presidente nel 2001). Fuori dal palmarès L'uomo che non c'era dei fratelli Coen e soprattutto il film-chiave del nuovo millennio, Mulholland Drive di David Lynch, che dovette ripiegare quella sera sul premio alla miglior regia ex-aequo proprio con Joel Coen. Memorabile la frase che Lynch, capelli bianchi sparati al cielo e sigaretta d'ordinanza, rivolse a Moretti poco prima della premiazione ufficiale, mentre tutti aspettavo Laetitia Casta, protagonista (in ritardo) del film di chiusura: «Nanni, un giorno o l'altro io ti ucciderò».

12. ARCA RUSSA (Aleksandr Sokurov, 2002)


Arca Russa, il film girato interamente in piano sequenza



Lynch fu presidente di giuria l'anno successivo assegnando la Palma d'oro a Roman Polanski e al suo Il pianista, poi pluripremiato anche gli Oscar. Incredibilmente, però, fu escluso dal palmarès finale Arca russa di Aleksandr Sokurov (uno dei film a quattro stelle del nostro dizionario).


13. OLD BOY (Park Chan-wook, 2003)

Oldboy | Cinemateket



Nel 2004 è la volta di uno dei verdetti più controversi della storia di Cannes: la giuria presieduta da Quentin Tarantino destinò la Palma d'oro per il miglior film al documentario Fahrenheit 9/11 di Michael Moore, relegando al Grand Prix, secondo premio in ordine d'importanza, Oldboy di Park Chan-wook (comunque definito da Tarantino «Il film che avrei voluto fare io»).


14. A HISTORY OF VIOLENCE (David Cronenberg, 2005)

A History of Violence (2005)



La giuria con a capo Emir Kusturiça, l'anno successivo, assegnò la Palma d'oro per il miglior film a L'Enfant - Una storia d'amore di Jean-Pierre e Luc Dardenne, che bissarono così la Palma d'oro a sei anni di distanza da quella ottenuta per Rosetta sbaragliando la concorrenza di Tutto su mia madre all'ultimo giorno di festival (presidente di giuria di quell'edizione era Cronenberg). La seconda Palma appare però decisamente più ridondante (pur essendo il film dei Dardenne comunque straordinario), soprattutto alla luce della presenza, in concorso, di A History of Violence dello stesso David Cronenberg.


15. VOLVER (Pedro Almodóvar, 2006)

Volver - Ecodelcinema



Nel 2006 la giuria presieduta dal regista cinese Wong Kar-wai premiò con la Palma d'oro Il vento che accarezzava l'erba di Ken Loach, che avrebbe poi fatto il bis dieci anni dopo con Io, Daniel Blake. Niente Palma, ancora una volta, per Pedro Almodóvar (che non ce l'ha fatta nemmeno col suo ultimo Dolor y Gloria l'anno scorso), quattordici anni fa in Concorso con uno dei suoi film più belli, Volver (premiato per il cast femminile e la sceneggiatura).

16. TWO LOVERS (James Gray, 2008)


Two Lovers (James Gray, 2008) – CineFatti



Nel 2008 a Cannes due film italiani ottenero un ottimo risultato, visto che Gomorra di Matteo Garrone e Il divo di Paolo Sorrentino vinsero il Grand Prix e il premio speciale della giuria. In quell'anno la giuria guidata da Sean Penn diede la Palma d'oro a La classe - Entre les murs di Laurent Cantet (la Francia non vinceva dal 1987, con Sotto il sole di Satana di Maurice Pialat), ma in Concorso c'era un film americano di bellezza stordente, purtroppo totalmente ignorato dal palmarès: Two Lovers di James Gray.


17. IL PROFETA (Jacques Audiard, 2009)


Il profeta - RaiPlay



Il 2009 è l'anno in cui la presidente di giuria Isabelle Huppert e soci tributarono la Palma d'oro a Il nastro bianco di Michael Haneke, col quale la Huppert aveva vinto il premio alla miglior attrice nel 2001 per La pianista, nello stesso anno della vittoria di Nanni Moretti per La stanza del figlio. Lo stesso Moretti ripremierà Haneke, con più merito, nel 2012 per Amour, mentre il 2009 era l'annata di uno dei più bei film visti a Cannes nell'ultimo ventennio: Il profeta di Jacques Audiard.


18. POETRY (Lee Chang-dong, 2010)

Poetry (2010) di Lee Chang-dong - Recensione | Quinlan.it



Nel 2010 Tim Burton e gli altri membri della giuria tributarono la Palma d'oro a Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti del thailandese Apichatpong Weerasethakul (in uno dei verdetti più stravaganti e curiosi degli ultimi anni), ma in concorso era presente un altro film asiatico di ben altra caratura, Poetry di Lee Chang-dong, che fu premiato con la sola sceneggiatura. Anche Another Year di Mike Leigh, altra punta di diamante del concorso non irresistibile di quell'anno, tornò a casa a mani vuote.


19. CAROL (Todd Haynes, 2015)

How Todd Haynes Conveys the Themes of 'Carol' Through Visual ...



Il 2015 in cui la prima volta la presidenza di giuria di Cannes è affidata a due persone: si tratta di Joel e Ethan Coen, a capo di un gruppo di giurati che assegna la Palma a Dheepan - Una nuova vita di Jacques Audiard. Il regista francese avrebbe sicuramente meritato maggiormente il premio in passato e il riconoscimento sa di risarcimento tardivo; il film più bello di quell'edizione, Carol di Todd Haynes, deve accontentarsi del premio alla miglior attrice a Rooney Mara, oltretutto ex aequo con Emmanuelle Bercot per Mon roi - Il mio re


20. PATERSON (Jim Jarmusch, 2016)

Paterson > Jim Jarmusch | Rapporto Confidenziale



Paterson
, per la carriera di Jim Jarmusch, è una sintesi luminosa della sua poetica e un punto d'arrivo di rara e sotterranea - oltre che placida - forza espressiva. Sembra però non accorgersene affatto la giuria di Cannes 2016 che lo manda a casa a mani vuote, col presidente di giuria George Miller e soci impegnati a tributare a Ken Loach una seconda (e indubbiamente ridondante, come fu per i Dardenne) Palma d'oro.

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