Jean-Luc

Godard

3 dicembre 1930, Parigi (Francia) — 13 settembre 2022, Rolle (Svizzera)
Premi Principali
Oscar alla carriera 2011
Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia 1983
Leone d'oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia 1982
Orso d'oro al Festival di Berlino 1965
Orso d'argento per la miglior regia al Festival di Berlino 1960
Esponente di spicco della Nouvelle Vague francese, è uno dei pochissimi autori capaci di segnare la storia della Settima arte, elaborando nuove forme espressive e innovando alla base il linguaggio cinematografico. Autore prolifico, fondamentale nella rottura dei codici del cinema classico all'inizio degli anni Sessanta, vive la sua lunghissima carriera tra esaltazione e crisi profonda, alternando fasi distinte nella sua produzione, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e nuove sfide intellettuali, tra sperimentalismo e cinema politico e militante. Uomo di raffinata cultura, proveniente da una famiglia alto borghese di origine svizzera (padre medico e madre figlia di banchieri), si diploma in Etnologia alla Sorbona e successivamente inizia a occuparsi di critica cinematografica, distinguendosi per le sue intransigenti critiche sui Cahiers du cinéma. Realizza alcuni cortometraggi nella seconda metà degli anni Cinquanta e, successivamente, dà vita all'opera-manifesto della nuova corrente del cinema francese, Fino all'ultimo respiro (À bout de souffle, 1960): il film, considerato un capolavoro assoluto, scardina tutto quanto visto sul grande schermo fino a quel momento, diventando una pellicola fondamentale per la nascita del cinema “moderno”. Protagonisti sono Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg. Il suo fermento artistico, negli anni Sessanta, è all'apice. Tra le opere imprescindibili di questo periodo, è d'obbligo menzionare almeno Questa è la mia vita (Vivre sa vie, 1962), Il disprezzo (Le mépris, 1963), Il bandito delle 11 (Pierrot le fou, 1965). Negli anni immediatamente successivi, mette in discussione la sua stessa natura di autore, sposa gli ideali marxisti di feroce critica alla società dei consumi e valuta la possibilità di realizzare un cinema davvero rivoluzionario, fondando il Gruppo Dziga Vertov, collettivo basato su un revisionismo totale. Dalla metà degli anni Settanta, esplora le potenzialità dei nuovi mezzi tecnologici, in cui video ed elettronica si fondono con il cinema. Nell'ultima fase della sua carriera che realizza le opere più radicali e ostiche. Tra i film più significativi degli anni Ottanta ci sono Passion (1982), Prénom Carmen (1983) e Je vous salue, Marie (1985). Segna una tappa importante all'interno del cinema sperimentale con Adieu au langage (2014) e il successivo Le livre d'image (2018), entrambi premiati a Cannes.
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